CORSO

CLOSTRIDIOIDES DIFFICILE: STATO DELL’ARTE E NUOVE SFIDE DIAGNOSTICHE E TERAPEUTICHE

PARTECIPANTI: 70

30 novembre 2024 ‒ 30 novembre 2024

In Italia ogni anno 500 mila pazienti sviluppano un’infezione correlata all’assistenza. Tra queste,
l’infezione da Clostridioides difficile (CDI) è di particolare importanza dal punto di vista
epidemiologico e clinico, con un’incidenza che è sensibilmente aumentata negli ultimi anni.
CDI si trasmette per via oro-fecale e presenta una sintomatologia che varia da una sindrome
diarroica lieve a forme più gravi, fino alla colite pseudomembranosa o alla colite fulminante, con
megacolon tossico e perforazione intestinale. CDI è associata ad un elevato rischio di mortalità,
nonché ad un prolungamento della degenza ospedaliera ed a problematiche specifiche di infection
control, anche per la produzione di spore. Viene normalmente trattata con antibiotici, ma circa il 20-
30% dei pazienti sviluppa infezioni ricorrenti entro 2 settimane dal completamento della terapia.
La fidaxomicina è un antibiotico topico a spettro ristretto che possiede azione battericida
principalmente su Clostridioides difficile. In RCT di non inferiorità verso vancomicina si è dimostrata
non inferiore al comparator nell’indurre la guarigione clinica al termine dei 10 giorni del trattamento.
Rispetto a vancomicina è stata associata ad una riduzione delle recidive del 12%, con
miglioramentodi circa il 12% sulle guarigioni globali. In particolare, la frequenza di recidive è risultata
pari a circa la metà con fidaxomicina vs vancomicina nelle prime due settimane dopo il termine del
trattamento, con un profilo di eventi avversi sostanzialmente sovrapponibile